TERAMO – La sua vicenda è nota all’opinione pubblica, perchè due anni fa fece scalpore il suo arresto: Tiberio D.G., 47 anni, si era appropriato di oltre 400mila euro delle casse dell’Università di Teramo, approfittando del suo ruolo di funzionario addetto agli stipendi del personale. Mandati di stipendio gonfiati, pagamenti di ditte per lavori occulti, un rivolo di denaro che dal conto corrente bancario dell’Ateneo a quello personale, in 4 anni di ‘trasfusioni’. Dai domiciliari alla confessione, al processo con il patteggiamento a due anni con la concessione della sospensione condizionale per l’accusa di peculato: oggi è la Corte dei Conti gi presenta il conteggio economico di quella vicenda, condannandolo al risarcimento di 480mila euro. Ma non è il solo a dover risarcire lo Stato, perchè i giudici della magistratura contabile chiedono conto anche all’istituto di credito dove il dipendente universitario aveva un deposito in conto corrente e dove venivano versati i soldi intascati illecitamente. La Corte dei conti contesta superificialità nella gestione di movimenti di denaro provenienti da enti pubblici e ha irrogato nei confronti della banca la condanna al risarcimento di 40mila euro all’Università di Teramo.
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